A che serve,
guardare senza vedere
sentire senza ascoltare.
è come un viaggio
su un autobus affollato:
sei seduto, perso nel nulla,
lo sguardo al finestrino
grigio e appannato da
migliaia di fiati, tutti uguali,
e la strada è sempre la stessa
Poi a un tratto, il cuore,
la mente,
tutto si apre
e nuovi orizzonti si schiudono.
Quel finestrino è pulito,
nitido e chiaro;
l’occhio coglie il già visto
ma mai osservato:
un anonimo tetto diventa
l’ultimo scalino per il cielo.
Il bianco dei tuoi denti,
il rosa delle tue labbra,
il sole che arde nel tuo sguardo,
leniscono il dolore
troppo a lungo subito.
Bello è il tuo incedere,
leggiadro il muovere il capo;
tutto in te è equilibrio,
istante inafferrabile della
grandezza creativa di
un dio generoso e ribelle.