Il giorno 22 aprile del 2013, tra le ore 17 e le 18, così si presentava ai miei occhi il centro di Roma. Di ritorno da una riunione, camminando tranquillamente lungo via delle Botteghe Oscure mi sono ritrovata di colpo bloccata dietro le transenne, in una piazza Venezia blindata, deserta e silenziosa. Dovendo tornare a casa, ho deciso allora di girare intorno alla piazza e di inoltrarmi lungo via del Corso per cercare un varco: le transenne erano disposte lungo metà della via fino a Palazzo Chigi, a piazza del Parlamento e oltre. Non riuscendo a trovare un punto di attraversamento se non spingendomi, forse, fino a piazza del Popolo, ho forzato un passaggio in preda a uno stato di ira e di agitazione che ha indotto uno dei tanti poliziotti a farmi passare. Raggiunto il marciapiede opposto mi sono diretta verso via 4 novembre: di qua e di là ancora transenne invalicabili e in mezzo ancora il vuoto inquietante e il silenzio della via. Risalendo verso Largo Magnanapoli, sempre transenne implacabili: lungo via 24 maggio, fino al Quirinale e su, lungo via Nazionale. Era già trascorsa un’ora e nessun corteo era passato nel silenzio di passanti e turisti, in un vuoto surreale che mi procurava un profondo senso di smarrimento. Di nuovo mi sono sentita costretta da un impeto rabbioso a forzare un passaggio e non sono riuscita a frenare le parole irose che mi esplodevano dentro irrefrenabili. Ma chi rivolgevo le mie parole? Ai passanti silenziosi? ai turisti perplessi e ignari di quanto stava accadendo? Ma cosa stava accadendo di così straordinario da interrompere il flusso vitale nel cuore di una città? Camminando veloce lungo la salita del Grillo mi chiedevo in quale paese mai vivessi da qualche tempo a questa parte e pensando poco lieti pensieri mi sono ritrovata a Largo Corrado Ricci da dove partivano ancora altre infinite transenne fino a Piazza Venezia e all’Altare della Patria. Sapevo che il 22 aprile era il giorno dell”insediamento del Presidente ma non avrei mai creduto cha i passaggi delle autorità e le cerimonie, in gran parte invisibili e interne ai palazzi, avrebbero sequestrato il centro di Roma in un modo che mi è apparso insolito, lasciandomi muta, pensosa e allibita circa i nostri incerti destini politici.
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