“Non parliamo mai di attualità… Ci sfugge tutto quello che è il contemporaneo. Che senso ha parlare di Ariosto e di Tasso? A che ci serve? Rosarno, i morti di Haiti sono gli argomenti da discutere. E poi vogliamo discutere di noi per crescere e acquisire senso critico. Il presente è interessante e il passato è morto.” Questo è stato oggi il tema di una discussione in classe durata un’ora e mezza. Un paradosso, forse, dato che il tema era la presunta impossibilità di discutere. Un paradosso per chi pensa, come ho sempre pensato, che l’arte – e quindi la letteratura (se mai esiste ancora… e io ne dubito fortemente…) – è sempre contemporanea. O è bella o è brutta, di qualunque epoca sia. Efficace o inefficace. Certo Dante parlava dei suoi contemporanei come pochissimi oggi riescono a fare. E si risentirebbe di essere considerato patrimonio sterile di un “passato” inutile. Certo parlare di Ariosto e Galileo, di un modo di conoscere il mondo fondato sullo sperimentalismo, sulla disponibilità a riconoscerne la molteplicità e il vario apparente disordine, è sterile, privo di agganci con la modernità. Capisco bene come i modi del cavalier Marino e della cultura barocca in genere siano acqua passata, specialmente se si pensa alla svolta verso la deregolamentazione programmatica, al trionfo dell’immaginazione e della fantasia, alla moltiplicazione dei punti di vista, all’asimmetria prestabilita. Oggi il nostro mondo nulla ha a che fare con tutto ciò. Vero. Nulla ha a che fare, signori miei, la Fisica quantistica o l’arte contemporanea o il cinema di qualità di oggi, con questo modo di intendere la conoscenza e l’arte che definiamo “passato”. In un mondo popolato di clienti, che assomiglia sempre più a un supermercato, non c’è più spazio per le scuole, men che meno per i licei in cui si parla di roba antica, di Shakespeare e di Cervantes, di Eschilo e Lucrezio. Forse abbiamo solo bisogno di tanti studi televisivi, dove si celebri la nostra vanità, se siamo ospiti noi, o la nostra sonnolenza morale, se siamo solo spettatori dell’indistinto chiacchiericcio che anima le serate dei più. Un diffuso Porta a porta insomma. Questo paese forse vuole rinascere ogni giorno da zero e ogni giorno cancellare la memoria anche del giorno prima. “Ma non siamo tutti a pensarla così…” mi direbbero altri giovani studenti… che però non parlano per davvero. E le voci dei pochi imbonitori che sanno già quel che vogliono sapere e null’altro vogliono sapere se non quello che già hanno in mente sovrastano quelle dei molti che tacciono. Un’immagine dell’Italia di oggi e di quella prossima ventura?
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