Leggo sul Foglio di oggi una serie di tendenziose considerazioni sul colore viola e mi irrito profondamente per la loro fuorviante vacuità.
Davvero intollerabile lo scempio del nobile colore…: come si può essere così leggeri da definirlo un colore iettatorio?
Il colore viola non è solo simbolo di lutto, amici lettori… Lo è stato solo un tempo, tanto tempo fa, nel lontano Medioevo, per i preti e per i teatranti – per questi ultimi lo è tuttora per pura e semplice scaramanzia… Per la Chiesa il viola è il colore dei paramenti della Quaresima e rappresenta il raccoglimento nell’attesa della Resurrezione. Per il popolo dei teatranti è un colore che ancora oggi porta male perché in quello stesso periodo anticamente venivano proibiti tutti gli spettacoli e si interrompevano forzosamente tutte le loro attività lavorative…
Il colore viola, in realtà, ha la frequenza vibrazionale più alta nella scala dei colori e rappresenta le funzioni superiori del settimo chakra, che si colloca al vertice della nostra capacità percettiva (spero che nessuno di voi sia infastidito dal pensiero orientale che in ogni epoca disturba i conservatori benpensanti – accadeva anche al tempo dei romani, pensate un po’…). I chakra corrispondono ai diversi gradi del nostro radicamento al corpo, alla terra e alle energie vitali in cui siamo immersi senza rendercene conto, ottenebrati come siamo dall’ipertrofia dell'”io”. Dal punto di vista medico i chakra avrebbero delle precise corrispondenze con i nostri organi più importanti come il cuore, la tiroide, ecc.: ma non entriamo ora in un campo di indagine così sterminato.. Il settimo, detto anche chakra della Corona, governa la corteccia cerebrale, determina l’apertura e la dilatazione della coscienza, lo sviluppo della conoscenza superiore.
Vi sembra poco tutto ciò? Pensate anche voi che il viola porti iella?
Lasciamolo pensare a quanti dormono sonni profondi, a quanti non hanno nessuna voglia di risvegliarsi né tanto meno di essere risvegliati… Anzi, cari amici, auguriamo a tutti loro buona notte!
3 Comments
Quando il giovane Marcel entusiasta fa vedere a Saint-Loup la foto della donna amata, coglie nel pur cortese sguardo del suo amico del cuore una scontenta delusione, e commenta (ed è una delle osservazioni più poetiche e profonde di Proust) “lasciamo le donne belle agli uomini senza fantasia”.Il banale è sempre la prima cosa che viene in mente ai banali, e il rancoroso ironico compiacimento con cui viene espresso è il sintomo prima della mancanza di fantasia, e di intelligenza, quindi. Denunciare come “iettatorio” (ma che vuol dire poi) il colore viola è la sintomatica espressione di una mente in cui l’ovvio viene scambiato per vero, e il risaputo per originale. L’ignoranza come sistema di pensiero è una costante di gran parte dell’Italia di oggi, che come tutte le cose umane prima o poi avrà fine.O no?
Non ci resta che scrivere, ma quanto dovrebbero leggere i troppi che scrivono!!
Rimango interdetta e confusa, dopo aver letto su tua indicazione l’articolo della Palombelli che davvero mi era sfuggito non essendo assidua lettrice de Il Foglio.
La signora Barbara ha spempre avuto una bella penna e una grande capacità di equidistanza politically correct che le ha consentito, tra tanti capovolgimenti di fronte di questa nostra tormentata Patria, di avere sempre una voce, una carta stampata e una bella presenza in tanti talk show – direi solamente show – che infestano i media.
Detto questo, sottolineare aspetti davvero insulsi come la scelta di un colore – grazie Anna per avermi ancora una volta dato modo di conoscere altre culture – mi sembra inutile.
Se avessi potuto scrivere un articolo giornalistico, avrei evidenziato la parola POPOLO e non certo la sua connotazione cromatica….. che comunque viola è quella di un popolo che affranto e dolorante cerca il proprio riconoscimento di base fondante dello Stato.
Scontato e banale l’incipit che se da una parte cerca di ridicolizzare le attitudini superstiziose degli italiani, dall’altra le conferma proprio soffermandosi sulle stesse.
Preoccupante che la Palombelli, di elevato spessore culturale e così vicina alle istanze di coloro che definisce “fedelissimi della mia parte” non li abbia fatti capaci di conoscenze diverse e antiche, come quelle che oggi, grazie ad Anna, fanno parte delle mie.
Imparo molto dei vostri commenti, anna, ancora una volta ci insegna da un velo di bellezza viola che apre gli occhi.. (gli artisti lo fanno sempre) come dice barbara. Certo, confesso che non mi aspetto di imparare da alcuni giornalisti ma sarebbe da aspettarsi che la responsabilità del loro mestiere mettessi un limite alla propria banalità. Trovo che Giancarlo dia la chiave di lettura quando parla della ignoranza come sistema di pensiero oggi in Italia. Non penso sia innocente l’uso di questa arma ma ho l’impressione che alcuni la sentano proprio radicata ormai – sono sempre scelte e come tutte le scelte non senza conseguenze. Per fortuna siamo ignoranti in un altro senso della parola, più socratico certamente..L’onnipotenza dell’Io non sa che é dell’ignoranza costitutiva che fa un vanto di potere, il risultato è l’appiattimento, il conformismo, la negazione della creatività. Oggi più che mai è la tirannia dell’Io a ignorare che sempre e comunque fa il servo a ben altri, veri tiranni..
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