Provate a camminare di notte intorno al Colosseo: sul lato integro il primo ordine di archi è chiuso da tubi innocenti, pannelli e griglie schermano le grandi arcate del secondo ordine, alla base un largo camminamento conserva in parte la vecchia pavimentazione romana; a un livello superiore la rotatoria del traffico delimitata dalle pendici terrose del Colle Oppio dove resistono acanti e oleandri accanto alle anonime strutture murarie romane affioranti. Girando dall’altro lato, verso il Celio e il basamento del Tempio di Claudio, il giro interrotto e incompleto delle arcate appare più nitido: poche manomissioni, nessuna utilizzazione espositiva, solo una lapide che ricorda l’antico restauro dei papi. Da più di venti anni si parla del Colosseo: si rilasciano interviste, si emettono comunicati, si lanciano programmi di pedonalizzazione dell’area. In realtà non sono stati mai nemmeno puliti i travertini anneriti, né gli è stata mai creata intorno una accettabile area di rispetto abbellita dal verde, come sapevano fare i Corrado Ricci del tempo che fu.. Però sono stati creati all’interno spazi espositivi per aumentare il numero dei visitatori, è stata chiusa una via di accesso laterale che ora è solo invasa dalle erbacce, sono state sistemate poche lastre pavimentali in anni e anni di lavoro: al ritmo di una pietra allla settimana, più o meno. Un giorno sì e uno pure qualcuno si straccia le vesti per dire che occorre intervenire, vengono nominati commissari straordinari, commissioni speciali perché si occupino della manutenzione, del restauro, della valorizzazione: però nulla accade, tutto resta come prima, con piena soddisfazione dei centurioni, dei gladiatori, dei musei virtuali, delle bancarelle, delle statue viventi.. Evviva il bel paese abbandonato al saccheggio degli ignoranti, degli spregiatori della storia e della cultura: quelli che affermano che la colpa dei crolli è dei colti e inetti specialisti dell’arte e che basterebbe affidare il bene pubblico ai manager per risolvere ogni problema.. Come se non ci fossero già troppi “commissari” a gestire i siti e i monumenti più delicati: la Domus Aurea, per esempio, lo stesso Colosseo, che forse ne ha più di uno… Per quanto riguarda Pompei, dove da anni si succedono proprio i commissari e vengono accantonati gli archeologi, valga il giudizio sintetico di Bersani, segretario Pd: «Com’è possibile avere un paese dove si commissaria anche Pompei, ma senza metterci un archeologo o un architetto bensì uno della protezione civile che spende 1’80% dei 60 milioni di euro che ha a disposizione per valorizzazione e il 20 per la manutenzione? È la metafora del paese».
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… la passeggiata continua e il colle Celio ci accoglie: roma antica, medioevale, misteriosa e affascinante. Strada a senso unico, transennata da decenni e un grande tesoro in abbandono: santo Stefano Rotondo.
Da qualunque parte si arrivi, la Chiesa di Santo Stefano Rotondo, in cima alla collina del Celio, è comunque nascosta alla vista e una cinta di mura custodisce e nasconde allo sguardo dei più il tesoro e la ricchezza di quei pochi metri della Roma antica e medioevale.
Un tesoro di inestimabile valore in cui le stratificazioni archietettoniche e di culto sono di fascino incommensurabile. marmi pregiati, mosaici, affreschi.
Resti di un tempio dedicato a Mitra all’interno dei castra peregrinorum,una basilica cristiana del 460:la costruzione presenta un impianto architettonico assai poco comune e in un’unica struttura si combinano due tipi edilizi caratteristici dell’architettura tardoantica: l’edificio a pianta centrale con deambulatorio e quello a forma di croce greca. L’edificio a pianta circolare è composto da una parte centrale con un tamburo alto 22,16 metri che poggia sopra un colonnato architravato di 22 colonne. Questo vano centrale è circondato da due anelli dei quali quello esterno è diviso da quattro bracci di croce in quattro settori diagonali. Il secondo anello e i bracci di croce si aprono verso l’ambulacro più interno della chiesa mediante una fila di arcate mentre i vani interni del secondo anello si affacciano sui bracci di croce con una lunga apertura tripartita a serliana.
Sulle pareti del muro perimetrale, a partire del 1585, gli artisti Pomarancio, Tempesta e Bril dipinsero il Martirologio, 34 affreschi raffiguranti le persecuzioni afflitte dagli imperatori romani ai martiri.
ecco, sono felice di aver fatto questa passeggiata con le mie bambine….. forse tra pochi anni ci sarà poco da ammirare: già oggi gli affreschi sono in condizioni di grande degrado, poche le attenzioni per i reperti più antichi…..
un consiglio, se siete a Roma visitate Santo Stefano, prima che sia troppo tardi.
P.s. per le brevi descrizioni non ho usato farina del mio sacco… volevo ingenerare un pò di sana curiosità
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