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C'era una vorta un re…

C’era una vorta un Re cche ddar palazzo
Mannò ffora a li popoli st’editto:
“Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo,
Sori vassalli bbuggiaroni e zzitto.

Io fo dritto lo storto e storto er dritto:
Pozzo vénneve a ttutti a un tant’er mazzo:
Io, si vve fo impiccà, nun ve strapazzo,
Ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo
O dde Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,
Quello nun pò avé mmai vosce in capitolo”.

Co st’editto annò er boja pe ccuriero,
Interroganno tutti in zur tenore;
E arisposeno tutti: E’ vvero, è vvero.

Giuseppe Gioacchino Belli, 21 gennaio 1832.

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