Lascio i commenti ai lettori amanti del Colosseo… Rimpiango molto che non si restauri la presenza dei gatti. Romeo, il gatto del Colosseo….: l’ultimo l’ho visto cinque o sei anni fa. Sono scomparsi quasi tutti dal Pantheon, da piazza Margana e anche nelle colonie feline diminuiscono. Al Celio ce ne sono ancora tre. Aumentano invece i gladiatori, le mostre circensi, i turisti mordi e fuggi che si accalcano lungo i marciapiedi di via dei Fori Imperiali rendendoli impraticabili ai comuni passanti. Il restauro dei larghi marciapiedi non ha previsto qualche altro albero per confortare il viandante afflitto dal solleone: solo rachitiche aiuole che nessuno annaffia e che sono già miseramente disseccate. I soli alberi rimasti sono quelli piantati dagli avi che sistemarono l’intera area all’inizio del secolo scorso, ma sono minacciati anch’essi, e non solo dai lavori della surreale metro C che ha già fatto sparire quelli accanto al muraglione del Munoz.
VITTORIO EMILIANI
IL ROMANISTA – 22 giugno 2011
In cambio di un finanziamento di 25 milioni, Della Valle ha l’esclusiva per ben 15 anni sull’Anfiteatro. Un affare, ma non per il Mibac: il monumento vale 200 milioni e con un piccolo aumento del biglietto…
A me pare che 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo, il “totem”, cioè il monumento più visitato e più “visto” della romanità in cambio dell'”esclusiva” del medesimo da ogni punto di vista mi sembra un ottimo affare per Diego Della Valle e un mediocre affare, per contro, per il Ministero dei Beni Culturali, in particolare per la Soprintendenza archeologica di Roma, ancora commissariata nonostante non vi sia alcuna reale emergenza né a Roma né a Ostia antica. Parecchi anni fa, quando c’era ancora la lira, la Banca di Roma propose all’allora soprintendente Adriano la Regina una quarantina di miliardi di lire, ma, da allora, il valore della moneta è molto cambiato… Ora, che il Colosseo abbia bisogno di restauri seri e diffusi non v’è dubbio da anni: sono rilevanti e profondi i danni inferti dalle intemperie, dai fulmini, dai terremoti in zone vicine, dal traffico anche pesante che prima lo circondava e che oggi comunque gli passa accanto e dal solo passare dei secoli. Ma da quando c’è un ticket da pagare l’area archeologica del Colosseo e dintorni frutta al MiBAC un terzo degli incassi di tutti i Musei e monumenti statali. Una gallina dalle uova d’oro, da curare a fondo e bene. Siamo proprio sicuri che 25 milioni di euro siano sufficienti in cambio di una esclusiva per un quindicennio su tutto ciò che riguarda il Colosseo, anche fotografie, anche immagini televisive in movimento e il loro utilizzo, mentre Della Valle potrà mettere il proprio marchio sui biglietti d’ingresso (oltre 5 milioni l’anno i visitatori), sui tendaggi che copriranno i restauri degli archi di tutto il primo ordine e così via? Inoltre il marchio Colosseo potrà finire sui prodotti delle aziende Della Valle. Qualcuno, il segretario della Uil-Bac, Giafranco Cerasoli, ha valutato il ritorno di immagine e altro superiore ai 200 milioni di euro. Non so se la cifra sia esatta, però i 25 milioni sembrano davvero pochini. Tanto più che se non saranno sufficienti per coprire tutte le spese di restauro (quando la si comincia non si sa mai bene quanto costerà un’operazione colossale del genere), dovrà pensarci lo Stato, il MiBAC con le sue risorse: 25 milioni sono e 25 restano. Infine, se il ticket per il Colosseo fosse stato aumentato di 0,50 euro “pro-restauro”, in un anno il MiBAC avrebbe incassato (tenuto conto di anziani e bambini, riducendo quindi da 5 a 3 milioni gli ingressi annui) 1 milione e mezzo di euro l’anno che moltiplicato per 15 dà 22,5 milioni di euro, ma sarebbe stato libero di affittare per campagne limitate, giornate, convention, la vista del Colosseo e altro a industrie ed enti di vario genere ricavando sicuramente di più, nel complesso, dei 25 milioni di Della Valle, che invece gli legano totalmente le mani.
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