{"id":1821,"date":"2015-03-13T13:33:40","date_gmt":"2015-03-13T12:33:40","guid":{"rendered":"http:\/\/www.annarosamattei.com\/?p=1821"},"modified":"2022-11-26T20:57:09","modified_gmt":"2022-11-26T19:57:09","slug":"via-dei-fori-via-dai-fori-dal-blog-la-torre-di-babele-circa-un-anno-e-mezzo-fa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/?p=1821","title":{"rendered":"‘Via dei Fori, via dai Fori’- dal blog La Torre di Babele, circa un anno e mezzo fa"},"content":{"rendered":"

La torre di Babele<\/a><\/h1>\n

antico|moderno|contemporaneo _ il senso del tempo in architettura<\/p>\n

sabato 17 agosto 2013<\/h2>\n

Via dei Fori, via dai Fori<\/a><\/h3>\n

Nei giorni scorsi il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha dichiarato di voler avviare un progetto finalizzato a \u201cfar scomparire\u201d quella strada tanto vituperata che \u00e8 Via dei Fori imperiali1<\/sup>. Si tratta di una delle strade attualmente pi\u00f9 rappresentative e identitarie della citt\u00e0 che ha fatto parlare di s\u00e9 da sempre, da quando \u00e8 stata realizzata in pieno ventennio fascista secondo un preciso programma di uso pubblico della storia2<\/sup><\/em>, passando per il dibattito della Roma illuminata dei sindaci Argan, Petroselli e Vetere \u2013 con tanto di istituzione dell\u2019Assessorato agli interventi sul centro storico guidato da Carlo Aymonino3<\/sup> \u2013 fino ai nostri giorni con tanto di progetti per la linea metropolitana C e conseguente sistemazione dell\u2019area.<\/p>\n

Senza entrare nel merito di quel lungo e acceso dibattito4<\/sup>, si propone qui qualche riflessione sullo stato presente dei Fori e sul loro ipotetico immediato destino.<\/p>\n

Pare ragionevole la trasformazione dell\u2019area \u2013 laddove la trasformazione sia intesa come un mezzo per la conservazione – andando incontro alle esigenze di fruibilit\u00e0, di \u201cgodimento\u201d, di contemporaneit\u00e0; ma allo stesso tempo va messo in luce quello che \u00e8 probabilmente il pi\u00f9 serio dei problemi a monte: la mancanza di un progetto archeologico circa l\u2019area archeologica pi\u00f9 grande del mondo, e dunque la mancanza di una precisa assunzione di responsabilit\u00e0 culturale. Vale la pena richiamare le parole di Andreina Ricci: \u201cOra quest\u2019area [\u2026] sembra un campo di macerie incomprensibili; e tale rester\u00e0 con qualsiasi intervento [\u2026] Fintantoch\u00e9 gli archeologi non studieranno un progetto \u2013 di archeologia prima che di architettura \u2013 per la messa in valore di quell\u2019area, fintantoch\u00e9 non formuleranno proposte chiare su come e dove operare, cosa lasciare in vista, cosa ricoprire, cosa e come integrare per rendere leggibili quelle macerie, fintantoch\u00e9 non si assumeranno delle precise responsabilit\u00e0 scientifico-disciplinari (proponendo ad esempio l\u2019eliminazione dei brandelli delle fasi successive a quella imperiale per rimettere in evidenza i contorni dei fori, oppure, al contrario, in quali zone mantenere resti delle fasi che si sono stratificate successivamente) nessun progetto architettonico-urbanistico potr\u00e0 essere efficace, nessuna soluzione politica e nessuna scelta architettonica potranno attribuire qualit\u00e0 a quello spazio in assenza dei un\u2019idea progettuale dalla quale amministratori e architetti possano prendere le mosse\u201d5<\/sup><\/em>.<\/p>\n

Ci\u00f2 premesso, cosa significa dunque rimuovere questa cesura fra Foro romano e Fori imperiali? Concettualmente si tratterebbe di ripetere l\u2019operazione del ventennio fascista tanto contestata. La costruzione dell\u2019allora Via dell\u2019Impero, operando un netto giudizio di valore, ha previsto la demolizione e lo sventramento di tutto il tessuto architettonico stratificatosi nei secoli sull\u2019area dei Fori in vista della scelta \u2013 questa s\u00ec progettata, al di l\u00e0 del fine \u2013 di collegare con un\u2019arteria \u201cmonumentale\u201d il Colosseo a Piazza Venezia. Giudizio di valore, dunque, che al netto del fine sarebbe assunto decidendo di rimuovere Via dei Fori per riunificare l\u2019intera area archeologica ottenendo un solo, grande parco archeologico<\/em>, citando ancora il sindaco.<\/p>\n

Occorrono a questo punto due precisazioni. La prima riguarda la natura di qualunque intervento su una delle aree archeologiche pi\u00f9 delicate del mondo: si tratterebbe certamente di un intervento di restauro, considerando questo come frutto di progetto di architettura con forti specificit\u00e0, ricordando l\u2019unit\u00e0 di metodo non solo fra le arti ma anche fra le scale stesse del restauro, da quella paesaggistica a quella architettonica e di dettaglio passando per quella urbana. Restauro inteso come restituzione critica di senso a un bene, portatore di precisi valori storico-estetici, da tramandare al futuro in un\u2019ottica di leggibilit\u00e0, appunto, salvaguardandone l\u2019autenticit\u00e0 materiale e i valori figurativi ma anche rispettandone le stratificazioni: \u201cprogettazione di e per il restauro, quindi, ma su precisi binari storico-critici, con intenzionalit\u00e0 eminentemente conservativa e accettando come dato di partenza un concetto d\u2019autenticit\u00e0 diacronico, dove la \u2018verit\u00e0\u2019 storica con la quale confrontarsi \u00e8 il frutto della stratificazione, spesso plurisecolare [\u2026], non la sola presunta facies d\u2019origine; dove la ricerca del sempre pi\u00f9 antico, a scapito delle testimonianze accumulatesi nel tempo, non ha senso ed \u00e8 dilapidazione del patrimonio storico, come lo sarebbe strappare le pagine giudicate meno importanti oppure parzialmente riscritte d\u2019un antico codice\u201d<\/em>6<\/em><\/sup>.<\/p>\n

La seconda precisazione riguarda l\u2019inibizione di molta parte dell\u2019opinione pubblica \u2013 e di numerosi operatori \u2013 circa la natura del frammento<\/em>; ci\u00f2 che appare sconnesso, frammentario, ricco di soluzioni di continuit\u00e0, viene percepito come qualcosa da riattaccare, ricomporre anche con qualche forzatura, come istintivamente verrebbe da fare con i cocci di un vaso rotto e un tubetto di colla. Ma siamo assolutamente certi che la reintegrazione di un\u2019immagine debba essere necessariamente fisica e debba privilegiare una sola fase storica, scelta accuratamente e non senza rigore \u201cfilologico\u201d ma pur sempre arbitrariamente? N\u00e9 pu\u00f2 trattarsi di recuperare la bellezza dispersa di un centro antico, imperiale in questo caso: non siamo n\u00e9 d\u00e8i n\u00e9 imperatori; non \u00e8 un caso che Raffaello e, ancor pi\u00f9, Giulio Romano abbiano rielaborato criticamente \u2013 e non senza una dose di raffinata ironia \u2013 codici e linguaggio del passato senza riproporli pedissequamente.<\/p>\n

Tutto ci\u00f2 pone dei dubbi sul perch\u00e9 <\/em>rimuovere Via dei Fori. Non da meno sono le perplessit\u00e0 sul come<\/em>. Ancora Marino pensa saggiamente a un comitato internazionale per la scelta delle modalit\u00e0 tecniche dell\u2019intervento ipotizzando al contempo diversi scenari: rimozione totale, rimozione parziale lasciando un lacerto come percorso ciclopedonale e mostrando le stratificazioni dell\u2019arteria stradale (a questo proposito il sindaco allude a una TAC, essendo pi\u00f9 avvezzo al campo medico; tuttavia una TAC non richiede lo sventramento di un paziente per analizzarne in profondit\u00e0 i tessuti, in altri termini \u00e8 un\u2019indagine non distruttiva \u2013 per rimanere nel gergo architettonico \u2013 e non una stratificazione scelta anche in questo caso arbitrariamente e mostrata a beneficio di futura memoria, quasi a volersi ripulire la coscienza: quello che c\u2019era non c\u2019\u00e8 pi\u00f9 ma sappiate che era cos\u00ec \u2026). Dubbi, incertezze enormi sulle modalit\u00e0 tecniche, per non parlare di quelle economiche in un Paese, qual \u00e8 il nostro, che certamente non sembra al momento affidabile circa operazioni imponenti di questo tipo nonostante gli sforzi del ministro Bray.<\/p>\n

Accettata la pedonalizzazione della strada e sottratto il Colosseo al ruolo di gigantesco, per quanto prestigioso, spartitraffico, cosa bisogna aspettarsi? Se Via dei Fori fosse eliminata, ne risulterebbe davvero pi\u00f9 leggibile il pi\u00f9 grande parco archeologico del mondo che si verrebbe cos\u00ec a configurare? O ci si ritroverebbe davanti a una quantit\u00e0 sterminata di nude pietre<\/em>7<\/em><\/sup>, coperte di tanto in tanto da strutture provvisorie, ammassate le une accanto alle altre senza rendere giustizia alla loro storia oltre che alla loro estetica? E Via dei Fori non \u00e8 essa stessa un elemento fortemente identitario della citt\u00e0 contemporanea?<\/p>\n

L’ex soprintendente Adriano La Regina, dichiaratosi favorevole oggi al progetto di Marino8<\/sup>, scriveva in passato che\u00a0\u201c<\/em>il grande parco archeologico compreso entro il perimetro delle Mura aureliane di fatto esiste gi\u00e0… e occorre solamente organizzarlo diversamente. Occorre in primo luogo sottrarlo alla sua condizione di spazio utilizzato per l\u2019attraversamento veicolare e, in alcuni ambiti, come riserva di esclusivo interesse turistico. […] Si dovranno nuovamente rendere agibili gli spazi gi\u00e0 in antico destinati all\u2019uso pubblico: le piazze quali luoghi di sosta e di attraversamento, le strade come viabilit\u00e0 ordinaria pedonale<\/em>\u201d9<\/sup><\/em>.<\/p>\n

Senza avviare operazioni titaniche dalle premesse gi\u00e0 fragili e dagli esiti altamente incerti, sarebbe prudente accettare il frammento, la cesura, la storia di quest\u2019arteria stradale sfruttandola come percorso di conoscenza dei Fori, attrezzandola opportunamente (al contrario di quanto accade oggi). Ne risulterebbe un percorso narrante in grado di far leggere le storie <\/em>\u2013 non un\u2019unica storia \u2013 dei Fori, non una strada trafficata com\u2019era fino a pochi giorni fa n\u00e9 un marchio infame da rimuovere a tutti i costi. Per tornare ai principi informatori del restauro, il minimo intervento appunto. Questo s\u00ec sarebbe un accorto uso pubblico della storia, oltre che dei finanziamenti.<\/p>\n

 <\/p>\n

    \n
  1. Intervista<\/a> di Lucia Annunziata a Ignazio Marino per Huffington Post, 10 agosto 2013.
    \n2. Si fa riferimento all’efficace espressione utilizzata da Andreina Ricci nel saggio Attorno alla nuda pietra. Archeologia e citt\u00e0 tra identit\u00e0 e progetto<\/em>, Donzelli Editore, Roma, 2006.
    \n3. Carlo Aymonino, Progettare Roma capitale<\/em>, Editori Laterza, Bari, 1990 e Raffaele Panella, Roma. Citt\u00e0 e Foro<\/em>, Officina Edizioni, Roma, 1989.
    \n4. La storia “moderna” dei Fori \u00e8 tracciata in Italo Insolera, Francesco Perego, Archeologia e citt\u00e0. Storia moderna dei Fori di Roma<\/em>, Editori Laterza, Bari, 1983, con significativi aggiornamenti nelle edizioni successive. Una sintesi efficace del dibattito \u00e8 rintracciabile nella postfazione di Mauro Baioni al libro di Antonio Cederna, Mussolini urbanista. Lo sventramento di roma negli anni del consenso<\/em>, 2^ edizione, Corte del Fontego, Venezia, 2006, pubblicata su
    Eddyburg<\/a>, il blog di Edoardo Salzano.
    \n5. Intervista di Silvia Moretti ad Andreina Ricci, in D’Architettura <\/em>n.33, agosto 2007.
    \n6. Giovanni Carbonara, Restauro architettonico: principi e metodo<\/em>, Mancosu Editore, Roma, 2012.
    \n7. L’espressione \u00e8 ancora di Andreina Ricci nel gi\u00e0 citato saggio.
    \n8.
    Intervista<\/a> ad Adriano La Regina, Corriere della Sera, 3 agosto 2013.
    \n9. Si veda Maria Bugli, Roma: continuit\u00e0 dell’antico. I Fori imperiali nel progetto della citt\u00e0<\/em>, Electa, Milano, 1981.<\/li>\n<\/ol>\n

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