L’esercizio critico, nel nostro ex belpaese, sembra da tempo, e a molti, un’attivit\u00e0 inutile e pericolosa: ai giornalisti, quando si limitano a trascrivere i comunicati stampa senza verificarne i contenuti; a noi stessi cittadini di una cos\u00ec nobile citt\u00e0, quando dimentichiamo rapidamente ogni cosa di giorno in giorno, senza curarci di trattenere in memoria almeno le informazioni pi\u00f9 importanti, in questo caso quelle che riguardano il simbolo pi\u00f9 famoso del comune patrimonio artistico e storico. Vittorio Emiliani, nel suo intervento, ricorda bene, invece, tutta la vicenda dei vecchi interventi degli anni Novanta sul Colosseo e conosce altrettanto bene la situazione attuale, tanto che, per i pochi che ricordano, \u00e8 intervenuto pi\u00f9 volte sulla questione; \u00e8 in grado, quindi, di analizzare la sostanza del programma di intervento sponsorizzato da Della Valle, che, stando ai media, sembrerebbe vitale e urgentissimo, dato il precario stato del monumento. Negli ultimi giorni, addirittura, il problema dell’urgenza del restauro del Colosseo \u00e8 diventato un fatto mediatico, soprattutto si \u00e8 trasformato pericolosamente in un elemento di discrimine tra chi accetta liberalmente l’intervento dei privati – qualunque<\/em> esso sia nel bel paese del qualunquemente<\/em> – e chi si arrocca in modo fanatico nelle difesa del pubblico: \u00e8 accaduto cos\u00ec che quella che doveva essere una semplice campagna di informazione, attenta e consapevole, si \u00e8 trasformata in un attacco mediatico a chiunque mettesse in dubbio la correttezza delle procedure, dell’accordo siglato in forma privata (nel senso che non \u00e8 stato reso pubblico), delle modalit\u00e0 discutibili dell’intervento di restauro affidato a imprese edili. Il tacito invito rivolto ai cittadini \u00e8 quello non occuparsi di fatti che non li riguardano e che non \u00e8 necessario conoscere, esaminare e capire. Nel paese di Cetto Laqualunque ognuno deve farsi i fatti propri. O no?<\/p>\n
ll Colosseo \u00e8 gi\u00e0 in sicurezza. Altre sono le emergenze<\/em>
\nData di pubblicazione: 24.01.2012 — L’Unit\u00e0 — Eddyburg<\/p>\n
Autore: Emiliani, Vittorio <\/strong><\/p>\n
Un\u2019analisi lucida contro le molte \u2013 pretestuose \u2013 polemiche sulle denunce al bando per i restauri dell\u2019anfiteatro. L\u2019Unit\u00e0, 24 gennaio 2012 (m.p.g.)<\/p>\n
L\u2019intervista del neo-ministro per i Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, comparsa ieri sul \u201cCorriere della Sera\u201d contiene punti e spunti interessanti. Vi sono tuttavia taluni temi strategici della tutela sui quali sarebbe utile conoscere il suo pi\u00f9 che autorevole parere: 1) nell\u2019intervista si parla dei piani-casa (per lo pi\u00f9 orrendi) voluti da Berlusconi e solo in parte corretti, non c\u2019\u00e8 notizia invece dei piani paesaggistici che MiBAC e Regioni dovrebbero avere gi\u00e0 redatto da quel d\u00ec, e che sono lo strumento fondamentale di difesa dall\u2019aggressione cementizia in atto, per cui la priorit\u00e0 delle priorit\u00e0 \u00e8 fare il punto su di essi dopo la latitanza dei predecessori di Ornaghi, soprattutto di Sandro Bondi; 2) non vi sono accenni alla grave situazione del personale dei Musei che, senza interventi urgenti, porter\u00e0 a chiusure sempre pi\u00f9 frequenti: qua e l\u00e0 i portoni cominciano a rimanere penosamente, forzosamente sbarrati, magari la domenica; 3) silenzio pure sul rapporto centro-periferia che da anni ormai inceppa i meccanismi della tutela: Ornaghi non ne porta ovviamente colpa di sorta, ma, a fronte della megastruttura centrale, ci sono fior di soprintendenze ancora gestite \u201cad interim\u201d, e (sono dati recenti forniti dall\u2019arch. Roberto Cecchi oggi sottosegretario) quelle ai Beni Architettonici risultano cos\u00ec sguarnite di personale che, a Milano, ogni tecnico dovrebbe affrontare 79,24 pratiche al giorno\u2026Mi fermo qui: questa \u00e8 la realt\u00e0 oggettivamente devastata della tutela dei beni culturali e paesaggistici e ad essa poco lenimento possono apportare i privati, le fondazioni, le associazioni. Su questi tre punti (ma ve ne sarebbero alcuni altri) lo Stato c\u2019\u00e8 o non c\u2019\u00e8. Senza vie di mezzo.<\/p>\n
Il ministro ribadisce la volont\u00e0 di far decollare, coi dovuti paletti, l\u2019operazione-Colosseo. Tutti siamo favorevoli. In chiarezza e con una premessa: il grido \u201cil Colosseo crolla!\u201d \u00e8 clamorosamente fasullo. Il monumento-simbolo \u2013 l\u2019ha chiarito bene la sua direttrice Rossella Rea ad \u201cAmbiente Italia\u201d (Rai3) \u2013 \u00e8 stato \u201cmesso in sicurezza\u201d coi 40 miliardi di lire forniti a met\u00e0 degli anni \u201990 dalla Banca di Roma. A cosa serviranno i 25 milioni di euro della Tod\u2019s? L\u2019ha specificato la stessa Rea: a) ripulire con nebulizzazioni i marmi dell\u2019Anfiteatro; 2) rifare le cancellate; 3) togliere l\u2019asfalto dai percorsi interni riscoprendo il travertino originario; 4) creare il Centro Servizi. C\u2019entra tutto ci\u00f2 con la sicurezza strutturale del Colosseo? Meno di zero. Il monumento \u201csoffre\u201d, questo s\u00ec, per le scosse continue del vicino traffico veicolare, anche pesante, e per l\u2019eccesso di \u201cpressione antropica\u201d, cio\u00e8 di visitatori. Qualcuno vuole eliminare il traffico? Per Alemanno \u00e8 pi\u00f9 facile gridare \u201cal crollo\u201d. Quanto ai 5 milioni di visitatori\u2026se ne vogliono tanti di pi\u00f9. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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