Forse moriremo tutti ben presto ma parlando di spread<\/em> in un pessimo inglese…
\nLeggiamo questa bella intervista imparando qualcosa da un vecchio signore.<\/p>\n
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Massimo Di Forti per “Il Messaggero”
\nZYGMUNT BAUMAN<\/p>\n
\u00abLa ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finir\u00e0, \u00e8 il divorzio tra la politica e il potere\u00bb.<\/p>\n
Zygmunt Bauman riesce subito ad andare al dunque senza perdersi in giri di frase. Non a caso possiede il dono di quella che Charles Wright Mills chiamava l’immaginazione sociologica, la capacit\u00e0 di fissare in una frase, in un’idea, la realt\u00e0 di un’intera epoca, e il grande studioso polacco lo ha fatto con la sua metafora della \u2018’Vita liquida” e della \u2018’Modernit\u00e0 liquida” (cosa \u00e8 pi\u00f9 imprendibile e sfuggente dell’acqua e dei suoi flussi?) per descrivere con geniale chiarezza la precariet\u00e0 e l’instabilit\u00e0 della societ\u00e0 contemporanea.<\/p>\n
Lui, liquido, non lo \u00e8 affatto anzi \u00e8 un uomo di ferro, un ottantasettenne che gira il mondo senza sosta (viaggia almeno cento giorni all’anno tra conferenze e dibattiti!) e a Mantova \u00e8 intervenuto a Festivaletteratura per un dibattito sull’educazione. Non c’\u00e8 traccia di stanchezza nel suo fisico asciutto o nel volto scarno e autorevole ravvivato da occhiate scintillanti, mentre parla in una sala della Loggia del Grano pochi giorni dopo aver pubblicato un nuovo libro, Cose che abbiamo in comune (220 pagine, 15 euro) sempre per Laterza, editore dei celebri saggi come Vita liquida, La societ\u00e0 sotto assedio, Modernit\u00e0 liquida, Dentro la globalizzazione e altri ancora.<\/p>\n
Professor Bauman, \u00e8 per questo che i politici sembrano girare a vuoto di fronte alla crisi?
\n\u00abS\u00ec. Il potere \u00e8 la capacit\u00e0 di esercitare un comando. E la politica quella di prendere decisioni, di orientarle in un senso o nell’altro. Gli stati-nazione avevano il potere di decidere e una sovranit\u00e0 territoriale. Ma questo meccanismo \u00e8 stato completamente travolto dalla globalizzazione. Perch\u00e9 la globalizzazione ha globalizzato il vero potere scavalcando la politica. I governi non hanno pi\u00f9 un potere o un controllo dei loro paesi perch\u00e9 il potere \u00e8 ben al di l\u00e0 dei territori. Sono attraversati dal potere globale della finanza, delle banche, dei media, della criminalit\u00e0, della mafia, del terrorismo… Ogni singolo potere si fa beffe facilmente delle regole e del diritto locali. E anche dei governi. La speculazione e i mercati sono senza un controllo, mentre assistiamo alla crisi della Grecia o della Spagna o dell’Italia…\u00bb.<\/p>\n
E’ l’et\u00e0 della propriet\u00e0 assenteista, come la chiamava Veblen, della finanza: era meglio prima?
\n\u00abIl capitalismo di oggi \u00e8 un grande parassita. Cerca ancora di appropriarsi della ricchezza di territori vergini, intervenendo con il suo potere finanziario dove \u00e8 possibile accumulare i maggiori profitti. E’ la chiusura di un cerchio, di un potere autoreferenziale, quello delle banche e del grande capitale. Naturalmente questi interessi hanno sempre spinto, anche con le carte di credito, ad alimentare il consumismo e il debito: spendi subito, goditela e paga domani o dopo. La finanza ha creato un’economia immaginaria, virtuale, spostando capitali da un posto all’altro e guadagnando interessi. Il capitalismo produttivo era migliore perch\u00e9 funzionava sulla creazione di beni, mentre ora non si fanno affari producendo cose ma facendo lavorare il denaro. L’industria ha lasciato il posto alla speculazione, ai banchieri, all’immagine\u00bb<\/p>\n
Non ci sono regole, dovremmo crearle. Avremmo bisogno forse di una nuova Bretton Woods…
\n\u00abIl guaio \u00e8 che oggi la politica internazionale non \u00e8 globale mentre lo \u00e8 quella della finanza. E quindi tutto \u00e8 pi\u00f9 difficile rispetto ad alcuni anni fa. Per questo i governi e le istituzioni non riescono a imporre politiche efficaci. Ma \u00e8 chiaro che non riusciremo a risolvere i problemi globali se non con mezzi globali, restituendo alle istituzioni la possibilit\u00e0 di interpretare la volont\u00e0 e gli interessi delle popolazioni. Per\u00f2, questi mezzi non sono stati ancora creati\u00bb.<\/p>\n
A proposito della crisi europea, non crede che i paesi dell’Unione siano ancora divisi da interessi nazionalistici e da vecchi trucchi che impediscono una reale integrazione politica e culturale?
\n\u00abE’ vero, ma \u00e8 anche il risultato di un circolo vizioso che l’attuale condizione di incertezza favorisce. La mancanza di decisioni e l’impotenza dei governi attivano atteggiamenti nazionalistici di popolazioni che si sentivano meglio tutelate dal vecchio sistema. Viviamo in una condizione di vuoto, paragonabile all’idea di interregnum di cui parlava Gramsci: c’\u00e8 un vecchio sistema che non funziona pi\u00f9 ma non ne abbiamo ancora uno alternativo, che ne prenda il posto\u00bb.<\/p>\n
La globalizzazione ha prodotto anche aspetti positivi. Vent’anni fa, in Europa non c’era un africano, un asiatico un russo. Eravamo tutti bianchi, francesi, tedeschi, italiani, inglesi… Ora potremmo finalmente confrontarci: riusciremo a farlo su un terreno comune?
\n\u00abE’ un compito difficile, molto difficile. L’obiettivo dev’essere quello di vivere insieme rispettando le differenze. Da una parte ci sono governi che cercano di frenare o bloccare l’immigrazione, dall’altra ce ne sono pi\u00f9 tolleranti che cercano, per\u00f2, di assimilare gli immigrati. In tutti e due i casi si tratta di atteggiamenti negativi.
\nLe diaspore di questi anni debbono essere accettate senza cancellare le tradizioni e le identit\u00e0 degli immigrati. Dobbiamo crescere insieme, in pace e con un comune beneficio, senza cancellare la diversit\u00e0 che rappresenta invece una grande ricchezza\u00bb.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
Forse moriremo tutti ben presto ma parlando di spread in un pessimo inglese… Leggiamo questa bella intervista imparando qualcosa da un vecchio signore. —————————————————————————— Massimo Di Forti per “Il Messaggero” ZYGMUNT BAUMAN \u00abLa ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[1158,3],"tags":[],"class_list":["post-898","post","type-post","status-publish","format-standard","hentry","category-diari","category-diario"],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/posts\/898"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=%2Fwp%2Fv2%2Fcomments&post=898"}],"version-history":[{"count":1,"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/posts\/898\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":3106,"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/posts\/898\/revisions\/3106"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=%2Fwp%2Fv2%2Fmedia&parent=898"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=%2Fwp%2Fv2%2Fcategories&post=898"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.annarosamattei.com\/index.php?rest_route=%2Fwp%2Fv2%2Ftags&post=898"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}