Una favola cittadina che si conclude nell’arco di un giorno sullo sfondo
del Pantheon
ANNAROSA MATTEI HA PRESENTATO L’ARCHIVIO SEGRETO
Per Lunedìlibri la scrittrice ha incontrato il pubblico senese alla
Biblioteca Comunale degli Intronati
L’archivio segreto, scritto da Annarosa Mattei, è un libro particolare.
“Trenta episodi raggruppati da una cornice – così lo ha definito il
semiologo Omar Calabrese -. Apparentemente descrittivo si rivela, invece,
ampiamente narrativo”.
Una cena tra amiche stimolerà la protagonista a fare, il giorno dopo, una
passeggiata per le vie di Roma. Un giro durante il quale la storia della
capitale emerge dai suoi monumenti mentre, a dar vita alla quotidianità
sono i personaggi umani e animali che popolano i quartieri.
“La narrazione parte dai dettagli, come in un testo di Allan Poe -ha detto
Calabrese – lasciano spazio all’immaginazione che immagina, e nei luoghi
di Roma si intravede come una vita propria della città. Una città con una
sua esistenza biologica”.
Effettivamente come ha spiegato Renato Nicolini, docente di Composizione
Architettonica all’università di Reggio Calabria, la Mattei è riuscita a
mettere insieme quattro generi difficilmente compatibili: i sentimenti, il
piacere, cioè, di camminare in questa città così carica di storia; la
risposta, con stile e con garbo, alle porcherie scritte da Dan Brown; la
voce agli animali, che dobbiamo saper ascoltare; e le differenze tra
maschile e femminile perché durante il conviviale, che apre il libro,
vengono messe a confronto le diversità di genere”.
Annarosa Mattei, che oltre a scrivere si occupa di teoria e didattica
della letteratura e della lettura, sa bene, infatti, le tante sfumature
che può contenere un testo. Ricordando Pirandello che, riferendosi a
D’Annunzio, sosteneva la ‘scrittura di cose anziché quella di parole’, e a
Moravia che divideva ‘chi scrive da chi racconta’, lei ha usato uno stile
che le ha permesso di creare una storia dentro tante storie aperte, senza
un finale, lasciate alla fantasia di chi legge. Come del resto è la vita,
fatta di contatti, intrecci ed evoluzioni che solo il tempo, e non sempre,
può chiudere.
L’archivio segreto si sviluppa con uno schema da film e i caratteri delle
pagine arricchiscono il contenuto, entrando dentro la fisicità e l’anima.
Il corsivo dà voce alle cose, ma anche agli animali come il gatto
Gregorio, un micio filosofo e saggio. “E’ il linguaggio analogico, quello
fantasioso”, usato dalla scrittrice, insieme alle rime, per un viaggio di
emozioni, un diario che attraversa Roma in un unico giorno, per ritrovare
un po’ di se stessi e la propria collocazione nell’esistenza.
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