Ritorno su queste pagine dopo molti mesi per diverse ragioni che non sto a raccontare ma che mi hanno paralizzato da maggio a luglio. Di una però voglio parlarvi perché mi sta molto a cuore: riguarda l’amato Pino, il mio fantastico, letterario gatto Gregorio, che, come ‘Gregorio’, continuerà a vivere nelle mie storie. Pino, insieme a suo fratello Gino, era nato nel 2004, in fondo a un armadio, da Carlotta e Poldo, che si amavano molto e hanno molto amato i loro piccoli. I quattro sono stati una strana e amabile famiglia, certamente più unita di quanto non lo siano quelle umane: Carlotta in particolare non si staccava mai dai suoi due neri e lucidi cuccioli, soprattutto da Pino, che era grande grosso mentre lei era piccola e minuta. In quello stesso anno, dopo pochi mesi, Poldo di colpo si ammalò gravemente e morì, Carlotta di lì a poco si allontanò dalla casa, dal suo sicuro territorio, e, nonostante le ricerche ripetute e protratte, non si ritrovò mai più. Gino e Pino da allora diventarono inseparabili come due fratelli siamesi. Pino a maggio di questo anno si è ammalato e, dopo due mesi di cure inutili e devastanti, ha deciso di andarsene da questo mondo con sommo dolore mio e del fratello Gino. Un veterinario onesto e di vecchia scuola ha provato a curarlo ma era troppo poco presente e disponibile per riuscirci davvero. In una clinica veterinaria romana hanno aggravato la sua situazione intervenendo su di lui in modo traumatico, irreparabile, solo per avidità di guadagno; in un’altra clinica, ben nota, non hanno rimediato agli errori dell’altra, come speravo accadesse, ma hanno continuato a farlo soffrire con interventi inutili e soprattutto con somma indifferenza: finché non l’ho riportato a casa, nonostante la resistenza e il parere negativo dei cinici veterinari della seconda clinica-lager, solleciti solo nell’infliggere costosi tormenti e nell’offrire con grande sollecitudine la soluzione finale. Sono stata debole a cedere all’illusione di poterlo guarire nelle orrende cliniche cui ho fatto cenno, ma spero che almeno sia stato felice di morire sereno, nell’angolo da lui prediletto di casa sua.
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Cara prof,
i gatti sono animali particolari, incredibili e hanno una dignità estrema nella sofferenza e nella morte, cosa che il genere umano non sempre padroneggia. Sono sicura che Pino sara’ stato felice di tornare nel suo territorio e potersi finalmente addormentare sereno. Un abbraccio
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