Franca Valeri, Toni Servillo, Claudio Strinati, il 24 gennaio, subito dopo lo spettacolo, al teatro Argentina.
I due fratelli Peppe e Toni Servillo, riportando a Roma Le voci di dentro, hanno fatto un grandissimo regalo a tutti coloro che non avevano avuto modo di assistere alla precedente rappresentazione: straordinarie la qualità della regia e della recitazione, l’intensità della sollecitazione emotiva. Tutti gli attori sono stati bravissimi. Toni Servillo però è stato sommo: se al cinema è grande, a teatro è grandissimo e soprattutto diverso. Sul palcoscenico cade la maschera di fissità che proietta i suoi personaggi cinematografici in una specie di dimensione di distacco metafisico, nella più totale estraneità ai tempi e ai luoghi in cui sono destinati a vivere. Il suo personaggio teatrale è mobilissimo: Alberto Saporito è curioso di sé e degli altri, carico di dubbi e perplessità che manifesta attraverso una vasta gamma di espressioni, gesti, parole in un continuo e sorprendente gioco di specchi che irretisce e coinvolge lo spettatore nell’enigma irrisolto del vero e del falso, del sonno e del sogno. Le voci di dentro, uno dei testi più visionari di Eduardo che fa di Napoli un notturno teatro dell’immaginario e dell’inconscio, consente a Toni Servillo di manifestare la sua stessa vena sotterranea, multiforme e profonda, sorprendentemente affine a quella dello stesso Eduardo.
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