“L’ARCHIVIO SEGRETO” A FIRENZE, LIBRERIA MARTELLI, GIOVEDì 19 GIUGNO, ORE 17.
PRESENTANO: Maria Teresa Colonna, Giuliano Serafini, Elda Torres;
A ROMA, MARTEDì 10 GIUGNO, LIBRERIA FELTRINELLI, PIAZZA COLONNA 31/35.
PRESENTANO: Simonetta Bartolini, Fabio Benzi, Andrea Velardi.
A ROMA, MERCOLEDI 16 LUGLIO, CIVITA, PIAZZA VENEZIA 11, h.18,30
presentano: Achille Bonito Oliva, Alain Elkann
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Per la Signora Maria Teresa Colonna:
Curzio Malaparte: “Io son di Prato, m’accontento d’esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo”, tratto da “Maledetti Toscani”. Magari si può adattare al toscano luogo di nascita della signora
Colonna…??
Certo che Bonifacio VII ha le sue responsabilità:ha bandito contro i Colonna l’unica “crociata” contro altri cristiani; lanciata il 14 dicembre 1297 e conclusa nel 1298 con la disfatta della famiglia Colonna la dispersione della famiglia e la distruzione della gran parte dei loro beni
Già il titolo del romanzo si presta a diverse interpretazioni che possono coesistere integrandosi a vicenda. L’archivio segreto è il luogo dove sono custodite le memorie ed i ricordi del soggetto narrante ma è altresì lo spazio profondo ed inesplorato dell’inconscio con il suo deposito segreto di materiali segreti e può al tempo stesso indicare la meta della passeggiata che la protagonista compie alla ricerca della conoscenza, delle risposte che diano un senso alle sue domande esistenziali: l’archivio rimane però segreto e come tale irraggiungibile. Questa polisemia del titolo rimanda inevitabilmente alla voluta ambiguità della Coscienza di Zeno cui l’autrice stessa fa riferimento come ad uno dei suoi modelli letterari. Una lettura a diversi strati e su diversi piani si impone anche per tutto il romanzo, quando non lo si voglia leggere solo come un favola in cui gli animali sono parlanti. E’ evidente che questo non è e non vuole essere: si parte dalla discussione iperrealistica tra un gruppo di donne sul significato della letteratura per arrivare a mescolare elementi di altri generi di romanzo tra cui il genere fantastico tanto caro ad altri grandi autori del nostro novecento, come Landolfi o Palazzeschi. Gli animali parlanti si inseriscono con perfetta naturalezza nel percorso che la protagonista, che, come già chiarito, non va meccanicamente identificata con l’autrice, compie attraverso una Roma reale, perfettamente identificata e riconoscibile, creando un effetto che si può definire non tanto fantastico quanto del ‘meraviglioso quotidiano’, qualcosa di fuori dal normale che avviene però senza determinare stupore o rottura con il clima realistico del racconto,con tutta naturalezza, non in una dimensione da favola. Non è un gioco per bambini e sta a noi attribuire un significato a queste metafore viventi che parlano in versi e che forse rappresentano le voci più profonde e istintuali che guidano l’anima della protagonista nel suo girovagare,solo apparentemente senza meta, non solo nello spazio ma anche nel tempo e nei meamdri dell’anima. Il libro va dunque letto attraversando con attenzione i suoi differenti strati semantici, al lettore poi la libertà del giudizio finale.
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