Ripreso l’anno scolastico. Rivisti i miei studenti: diciannove per l’esattezza. Funzioneranno ancora le parole dei poeti morti quando quelle dei vivi sono consumate e svuotate? Aprire un dialogo con un piccolo gruppo di giovani è sempre positivo per l’anima. Almeno per la mia, che a volte è lontana e inavvertibile. Chissà se riesce a sopravvivere nel recesso segreto in cui ha deciso di abitare… I colleghi si aggirano a piccoli gruppi, vagamente immusoniti, nella prima giornata di pioggia che ingrigisce il grande cortile cinquecentesco del liceo Visconti. Siamo in pochi a salutarci e a sorridere. Questo luogo così carico di memorie mi appare da tempo come un deserto di solitudini e diffidenze. Faccio fatica a trovare varchi di comunicazione se non con pochissimi, con cui ci scambiamo sguardi straniti. Ma ci sono docenti e docenti, miei cari venticinque lettori… Non tutti sono afflitti da malinconiche riflessioni. Alcuni hanno, al contrario, un’espressione severa, come di vago rimprovero o di risentimento. Parlano a mezza voce e non chiedono nulla a nessuno. Forse perché sanno già quel che c’è da sapere e non hanno alcun bisogno di sapere altro…
1 Comment
Mia cara Anna,
a parte la nostalgia di non poter essere nel novero dei tuo fortunatissimi diciannove studenti….
Hai ragione, per fortuna, l’umanità continua a essere varia e variegata: così ci sono docenti entusiasti e quelli ormai spenti se ma si sono accesi.
E’ grazie a persone come te che i nostri ragazzi, quelli più fortunati, colgono il valore e la scintilla del dubbio, del confronto, del ragionamento e della passione per la conoscenza.
Grazie Anna
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