Per molti anni mi sono occupata dei gatti che venivano abbandonati nel giardino di Palazzo Venezia, dove si affacciavano le finestre dell’appartamento in cui abitavo. Ne ho raccolti a decine, sempre piccolissimi, a volte neanche svezzati; li ho curati e amati e accolti in casa, sapendo bene che non sarebbero bastati quattro croccantini gettati per terra a farli vivere in buona salute, né una distratta carezza a far dimenticare loro il trauma dell’abbandono. Ora non abito più lì e non riesco a porre riparo alla crudele inconsapevolezza di chi continua a buttare in strada dei cuccioli. Questi due gattini che vedete sono stati lasciati in un luogo che solo a persona ignara o in mala fede può apparire accogliente e sicuro: i due giardini di Palazzo Venezia, quello superiore e quello inferiore, sono difficili e pieni di pericoli, specialmente per due cuccioli inesperti. Per di più quello inferiore si apre su piazza San Marco, da un lato, e su via del Plebiscito dall’altro, dove il traffico è continuo. Di questi due fratellini, la femminuccia è morta l’altro giorno, forse investita – nemmeno questo si sa bene.. – perché nessuno le badava impedendole di uscire. E così è finita sotto una macchina o forse uccisa, magari perché nera. Tanto, come credono alcuni, i gatti badano a se stessi: non è vero? anche da piccolissimi… Sono in grado di sopravvivere da soli, non è vero? No, signora mia, non è vero. Lo può credere solo chi è sordo e ottuso, chi non ha nessuna coscienza né di sé né tanto meno della vita di un piccolo essere indifeso. Uno di questi due piccoli mici che vedete ora è rimasto lì, da solo, tristissimo, senza sua sorella. Spero solo che qualcuno lo adotti presto per sottrarlo alla desolazione dell’abbandono e soprattutto a quella umana indifferenza che miete più vittime della vera e propria cattiveria con cui spesso coincide. Proprio per questo, segnalo il caso agli amici più sensibili.
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